Dal Reddito di Cittadinanza vengono discriminati i nuclei famigliari delle persone con disabilità: oltre all'isee saranno valutati come “reddito” i supporti erogati per la disabilità e non esiste una scala di equivalenza che segnala una maggiore fragilitià economica di questi nuclei familiari quindi i pochi nuclei che riusciranno ad ottenere un sostegno al reddito, riceveranno un supporto inferiore ai nuclei che, a pari condizioni, non saranno composti anche da Persone con disabilità.
Nel Reddito di Cittadinanza si “riconosce” il nucleo formato anche da una persona non autosufficiente esclusivamente nell'agevolazione della sua assistenza, quindi saranno esonerati dagli impegni di attivazione sociale richiesti ad altri nuclei - impegni che invece rappresentano spinte inclusive contrarie alla relegazione assistenziale ed emarginalizzante di queste famiglie - e saranno, ancora una volta, resi dipendenti da una misura economica totalmente legata alla “disponibilità di bilancio”.
Ed è ormai chiara ed esplicitata nei numerosi interventi ascoltati nella discussione in Senato di questo Decreto la direzione che intende prendere il Governo verso le Persone con disabilità ed i loro nuclei familiari.
La tappa conclusiva, che chiuderà il cerchio, riguarderà proprio la legge sui caregiver familiari....già proprio quella legge che rappresenta la prioritaria battaglia di questo blog.
A distanza di tempo è ormai chiaro che alcune parole utilizzate per porre l'accento sulla condizione di grave disagio vissuta dai caregiver hanno assunto un significato opposto nelle mani della politica, rischiando di sancire una definitiva esclusione dell'intero nucleo familiare e del suo componente con disabilità.
Perché l'indirizzo intrapreso è ormai quello di considerare, ed AGEVOLARE, questi nuclei famigliari nel loro PRIORITARIO ruolo assistenziale in sostituzione dello Stato che, in cambio di oboli economici più o meno adeguati alle necessità (oboli legati non solo dalla disponibilità di bilancio ma alla più pura magnanimità politica) minano alla radice ogni possibile spinta verso l'autodeterminazione e l'indipendenza dell'intero nucleo famigliare.
Ed è così che perfino la parola “volontario” che per tanto tempo è stata utilizzata per descrivere la nostra condizione di familiari che “volontariamente” (inteso come spinta emotiva di amore e dedizione non come scelta!! ) si curano della sopravvivenza e della qualità di vita del proprio famigliare non autosufficiente si è trasformata nel significato opposto di una opzione che NON ESISTE!!
Noi familiari siamo COSTRETTI ad assumere un ruolo di infermieri, medici, OSS, terapisti, assistenti sociali, burocrati, ecc. a fronte di un'assistenza totalmente insufficiente, residuale e troppo spesso incompetente rinunciando ad una realizzazione personale e lavorativa.
Siamo costretti a ridurre il nostro ruolo lavorativo in orario, distanza e competenza fino al punto di rinunciarci per far fronte alle necessità di sopravvivenza dei nostri cari che non esistono per le istituzioni, non vengono presi in considerazione spesso nemmeno nel loro diritto alla sopravvivenza.
Siamo costretti a ridurre il nostro ruolo lavorativo in orario, distanza e competenza fino al punto di rinunciarci per far fronte alle necessità di sopravvivenza dei nostri cari che non esistono per le istituzioni, non vengono presi in considerazione spesso nemmeno nel loro diritto alla sopravvivenza.
Siamo COSTRETTI per garantir loro LA VITA, che è affar nostro, un "affare di famiglia", perché lo Stato li “archivia” infischiandosene perfino se sono in buone mani!
E questo vale anche per le tante donne che avrebbero comunque scelto di fare la "casalinga", e quindi di "lavorare in famiglia": nessuna di loro avrebbe "scelto volontariamente" di trasformarsi - per 24/24 ore senza soluzione di continuità - in sostituto di uno Stato negligente verso le Persone con Disabilità privandosi dei suoi DIRITTI UMANI più elementari come quello del poter dormire o di potersi ammalare.
E questo vale anche per le tante donne che avrebbero comunque scelto di fare la "casalinga", e quindi di "lavorare in famiglia": nessuna di loro avrebbe "scelto volontariamente" di trasformarsi - per 24/24 ore senza soluzione di continuità - in sostituto di uno Stato negligente verso le Persone con Disabilità privandosi dei suoi DIRITTI UMANI più elementari come quello del poter dormire o di potersi ammalare.
La parola VOLONTARIO non c'entra nulla con la nostra condizione!
Volontario presuppone una scelta che non esiste, perché l'UNICA opzione che abbiamo è quella di abbandonare ad un destino tragico, fatto di segregazione ed abdicazione istituzionale, il nostro familiare a cui, proprio perché siamo esseri umani, vogliamo bene!
Lo psicologo, drammaturgo e scrittore Jorge Bucay racconta in un suo libro come vengono ammaestrati gli elefanti: crescono perennemente legati ad un paletto che ne impedisce ogni movimento.
Il loro mondo inizia e finisce intorno a quel palo, anche quando sono diventati talmente grandi da liberarsene con un semplice strattone.
Ecco, noi famiglie e Persone con disabilità Italiane siamo stati ammaestrati a sentirci cittadini di serie B, convinti che non fosse possibile liberarsi dal palo di uno Stato negligente che, in cambio di cibo ed acqua, ci tiene legati ad una condizione di inferiorità emarginante.
E' arrivato il momento di accorgerci delle nostre gigantesche dimensioni e ribellarci, si proprio ribellarci, verso chi ci vuole escludere dal mondo.
Qua occorre Risvegliare le coscienze e decidere finalmente di scendere tutti in piazza. Ma il problema principale è proprio questo: Avere la consapevolezza di farlo.
RispondiEliminaLa maggior parte delle Persone con disabilità e dei loro nuclei familiari hanno delle insormontabili difficoltà a muoversi quotidianamente, ed ancor di più a partecipare ad assemblamenti come una manifestazione che è sicuramente molto visibile ma adatta ad una platea giovane e senza problemi di salute. Però c'è modo di attivare una resistenza attiva e, soprattutto, EFFICACE anche per una cittadinanza così fragile da sembrare..."quasi" indifesa. Quasi, appunto. Lo abbiamo sperimentato - e sottolineo di nuovo EFFICACEMENTE - con il ricorso sull'Isee che ha vinto contro una legge ingiusta e Ri- vinto contro il ricorso del Governo con un'esemplare Sentenza del Consiglio di Stato. Lo abbiamo sperimentato anche altre volte con ricorsi collettivi meno estesi e, comunque, lo stesso efficaci. I ricorsi collettivi sono uno strumento efficace ed adatto alle possibilità di lotta delle famiglie e delle persone con disabilità. Questa è la strada.
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