Scritto da Elena Malagoli
Counselor Sistemico Relazionale
Co Autrice de "La Bambina Fiore" insieme a Rossella Calabrò
Ieri
ho sentito al telefono la mia cara amica Chiara Bonanno, che molti
fra i caregiver che sono fra i miei contatti conoscono bene, per le
battaglie che da oltre trent’anni conduce in favore delle persone
con disabilità.
Da qualche mese Chiara è uscita dai social per
dedicarsi completamente al figlio Simone, le cui condizioni di salute
purtroppo si sono ulteriormente aggravate.
Per lei, come caregiver,
questo rappresenta il passaggio dagli “arresti domiciliari”, al
“carcere duro”.
Ma oggi non voglio parlare della condizione
drammatica del caregiver familiare, ancora sprovvisto in Italia di
riconoscimento e tutele. La lunga chiacchierata con Chiara mi ha
fatto riflettere, in senso più ampio, sul valore della “cura” e
di come la cura possa restituire dignità e speranza alla vita,
persino quando la vita è fragile, dolente, apparentemente in-abile
persino alla vita stessa.
La mia
tesi di diploma come counselor si intitolava “Elogio della
fragilità, un’altra-visione dell’handicap”
Ha
senso addirittura “elogiare” la fragilità?
In quella tesi
affermavo che sì, ha senso, purchè la fragilità sia inserita in un
sistema via via più ampio di relazioni umane, dall’individuo alla
famiglia, e dalla famiglia al contesto di appartenenza, e da qui alla
società, fino alle istituzioni.
E’ il sistema di relazioni umane
che si intrecciano attorno alla fragilità, che dà senso e valore
alla disabilità, persino a quelle estreme come quelle di mia figlia.
Mentre la fragilità porta in dono al suo sistema significati,
valori, domande, altre-visioni, opportunità di crescita,
consapevolezza. Qualcuno chiama tutto questo “amore”, io
preferisco chiamarlo “relazione”.
Ma
cosa collega, cosa connette l’individuo con grave disabilità ed
estrema fragilità, al suo sistema di riferimento, in una relazione
significativa?
E’ la cura, la nobile attitudine umana alla cura.
Per me questo è essere care-giver, cioè “dispensatori di cura”.
Il figlio di Chiara ormai da qualche anno è completamente allettato
e intrasportabile, trascorre tutte le sue giornate chiuso in una
stanza, e sua madre con lui.
Questo poteva significare l’isolamento
dal mondo, ma Chiara non si è arresa e ha portato il mondo in quella
stanza: ha iscritto Simone alle scuole superiori, ingaggiando una
strenua battaglia ha ottenuto l’istruzione domiciliare, con un
programma personalizzato e con la presenza a turno, attorno a quel
letto, dei docenti e dei compagni di classe. Ciò che ha potuto
ottenere solo lottando strenuamente, oggi è riconosciuto come un
modello, un esempio a cui ispirarsi in ambito scolastico.
Ora Simone
si è ulteriormente aggravato ma con le poche energie residue
continua a svolgere le sue lezioni, con i docenti e con i suoi
compagni, a seguire il programma con relative interrogazioni e
valutazioni.
E continua ad imparare: pur in una condizione di
disabilità e di malattia gravissime, proprio in questi giorni sta
apprendendo alcune parole di francese, piccole nozioni di matematica!
E’ inoltre diventato il fulcro di un progetto lavorativo: i suoi
compagni hanno esplicitamente chiesto di poter fare il tirocinio
professionale e l’alternanza scuola-lavoro, assistendo Simone.
E
lui in questa esperienza non si pone come soggetto passivo, ma si
adopera attivamente per insegnare ai suoi compagni come assisterlo
correttamente.
Molte persone disabili, sul fine-vita, vengono
istituzionalizzate e allontanate da casa per una presunta
impossibilità di ricevere cure adeguate.
Simone invece, fino
all’ultimo, impara e insegna, circondato dall’affetto e dalla
dedizione di tante persone che gli vogliono bene.
Ecco, io ELOGIO la
fragilità, perché è una forma di vita tenace, potente, sapiente e
generosa, perché è generatrice, insieme alla “cura”, di
relazioni buone e rivelatrice di tutte quelle belle qualità che
hanno gli esseri umani.
Ringrazio
Chiara per aver condiviso con me queste notizie che riescono ad
essere, pur nella gravità della situazione, così belle ed
emozionanti. La ringrazio per avermi autorizzata a pubblicare questo
post. Per la sua amicizia e per tutto ciò che mi ha insegnato in
questi anni.
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