Signor Presidente
Sergio Mattarella,
con questa
lettera vorremmo portare alla sua attenzione la condizione in cui
vivono alcune migliaia di cittadini italiani in un contesto di
gravissima fragilità, totalmente abbandonati dal proprio Paese.
Lo facciamo in
occasione della giornata di Martedì
7 Aprile, internazionalmente dedicata al “Lavoro Invisibile”:
quello delle casalinghe, delle madri di famiglia e dei Caregiver
familiari. Spesso apparteniamo a tutte queste categorie ma è la
condizione di Caregiver familiari che ci rende invisibili tra gli
invisibili.
Siamo persone
impegnate in ambito domestico nel lavoro di cura di familiari non
autosufficienti a causa di gravi disabilità. Il nostro onere –
frutto di valori fondamentali come la
famiglia e l’amore - non prevede
attualmente nel nostro Paese nemmeno l’accesso ai diritti umani
fondamentali come il riposo, la salute, la vita sociale a causa del
quotidiano svilimento della nostra Costituzione da parte di quelle
istituzioni che – in una sorta di impunità ormai tristemente e
supinamente tollerata dai più – giustificano la propria colpevole
assenza a volte con l’ingovernabilità, a volte con la burocrazia
soffocante, ma soprattutto, con una indisponibilità economica che
preferisce investire nell’allontanamento e ricovero coatto le
persone che amiamo ed alla quale dovrebbero invece garantire il
totale rispetto al loro diritto d'inclusione.
Non dovrebbe
invece sfuggire, Signor Presidente, che in tutti gli altri Paesi
dell’Unione Europea con l’esclusione della sola Italia, anche in
quelli che vivono una situazione economica pesantissima, la figura
del Caregiver familiare viene affiancata e sostenuta
con leggi specifiche per permettergli di continuare a svolgere la
propria importante funzione in condizioni umane accettabili, e quindi
per lungo tempo, senza dover invece soccombere alla fatica, e a
sostegno di quel Welfare che senza questo impegno crollerebbe
insanabilmente.
Nel 2009 la
ricercatrice Elizabeth Blackburn ha vinto il Premio Nobel per la
Medicina con uno studio che ha scientificamente dimostrato che lo
stress al quale sono sottoposti i
Caregiver familiari riduce le loro aspettative di vita dai 9 ai 17
anni, rispetto al resto della
popolazione, ma averlo reso noto a più riprese al potere legislativo
e a tutte le istituzioni coinvolte non ha sortito alcuno di quegli
effetti che sarebbero stati considerati doverosi altrove. Ne’ è
stato peraltro previsto – ad ulteriore conferma della totale
indifferenza nei confronti dei Caregiver familiari – il loro
inserimento tra le categorie salvaguardate dalla Riforma
Previdenziale che, basata sulle prolungate aspettative di vita della
popolazione, ha invece incomprensibilmente esteso il loro impegno
lavorativo che, non dimentichiamo si somma quotidianamente al lavoro
di cura svolto per il proprio familiare.
Tuttavia ci sono
anche Caregiver familiari che invece il lavoro sono stati costretti
ad abbandonarlo per garantire quel sostegno assistenziale
indispensabile alla sopravvivenza del loro caro colpevolmente
ignorato dai servizi posti a supporto. In tutta la nazione, infatti
vengono erogati a domicilio supporti minimali, sulla base di
parametri incomprensibilmente differenziati sul territorio nazionale,
spesso basati sulla patologia dell’assistito invece che sulla
misurazione obiettiva del livello di sostegno necessario. Questo
costringe molte famiglie gravemente disabili ad un graduale
impoverimento fino alla totale indigenza
disponendo unicamente delle sole, minime provvidenze che lo Stato
eroga alle persone con disabilità. Provvidenze che – in
considerazione delle cifre estremamente esigue e mai sufficienti
nemmeno al mantenimento delle condizioni di cura legate alla
disabilità ne’ a bonificare veramente quel divario che la nostra
Costituzione impone ai legislatori di colmare – sono state
addirittura prese di mira per trasformarle, agli occhi delle
istituzioni italiane, in reddito ossia in ricchezza disponibile.
E’ storia
recente, infatti, l’inserimento di indennità e pensioni
riconosciute a persone non in grado di provvedere a loro stesse , nel
computo dei redditi quell’ISEE che dovrebbe invece individuare le
persone più bisognose per indirizzare loro adeguate risposte
sociali. Con grave disagio un gruppo di cittadini, prevalentemente
persone con disabilità e Caregiver familiari, ha pertanto promosso
un ricorso contro questo iniquo provvedimento giungendo ad alcune
sentenze, recentemente pronunciate dalla Magistratura, che hanno dato
loro ragione ma che, nella loro ormai estrema arroganza, le
istituzioni italiane stanno volontariamente ignorando come
se anche la Giustizia, nel nostro Paese, non fosse più un punto di
riferimento importante per tutti ma
un mero organo consultivo le cui decisioni possono essere o meno
rispettate dallo Stato.
Questa situazione
sempre più gravosa per le famiglie Caregiver, ormai costantemente
sotto il ricatto di veder sottrarre al proprio nucleo affettivo il
familiare con disabilità per il ricovero in Istituto – e
questo infierire su condizioni di fragilità nel nostro Codice
Civile viene definito “stato di schiavitù” alle cui moderne
forme ha recentemente fatto
riferimento anche Papa Francesco – le ha costrette quindi alla
rinuncia di tutti quei diritti che nel mondo vengono considerati come
“fondamentali” e irrinunciabili per potersi definire un Paese
civile.
Non senza
amarezza per la presa d’atto di un fallimento che è da
considerarsi di tutti i Cittadini italiani e allo scopo di
sensibilizzare l’Unione Europea, cui il nostro Paese deve riferirsi
anche per queste criticità, i Caregiver Familiari italiani hanno
avviato una raccolta firme, che ha finora raccolto decine di migliaia
di adesioni, inserita negli atti della Commissione UE per le
Petizioni perché l’Italia venga sollecitata a trasformare le
dichiarazioni di intenti relative
alla valorizzazione delle famiglie e delle donne,
in provvedimenti specifici che non si limitino a meri proclami
politici ma che mirino veramente ad uscire da un periodo di
gravissima crisi senza che a pagarla siano le fasce di Cittadini
italiani più fragili ed indifese.
Chiediamo
pertanto a lei, nostro Presidente della Repubblica, nella sua
funzione di Garante della Costituzione italiana, che
inserisca tra le sue priorità la promozione del riconoscimento delle
tutele minime dei Caregiver familiari
– quali quelle sanitarie, previdenziali ed assistenziali – in
considerazione del lavoro di cura che essi somministrano
quotidianamente e senza soluzione di continuità pur senza accesso a
ferie, riposo notturno garantito, festività e nemmeno alla
possibilità di ammalarsi…
In
considerazione, infine, del fatto che noi Caregiver familiari, siamo
spesso rinchiusi, insieme ai cari di cui ci curiamo, nelle nostre
case in una condizione di arresti domiciliari pur senza aver commesso
alcun reato, ci rivolgiamo a lei per chiedere di poter
accedere all’Istituto della Grazia,
che solo il Presidente della Repubblica nel nostro Paese può
concedere, perché venga restituita, ai nostri familiari e a noi
stessi, quella libertà che ci è stata sottratta senza alcuna
condanna né processo giudiziario.
Ritenga a sua
disposizione una delegazione di Caregiver familiari che –
compatibilmente con la propria difficile condizione – faranno di
tutto per partecipare personalmente ad un eventuale incontro di
approfondimento che la preghiamo di NON estendere a realtà che –
pur arrogandosi autonomamente il diritto di rappresentarci – mai
hanno nemmeno tentato di abbozzare una seppur minima denuncia della
nostra particolare ed impegnativa condizione umana.
Con rispetto.
Lettera da contenuto ineccepibile, senz'altro farà presa sul destinatario.
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