Caregiver «invisibili» per i giudici
Non accolta la richiesta di riconoscimento giuridico del «lavoro» di cura dei propri cari malati. A settembre udienza a Roma
di Maria Giovanna Faiella
Una manifestazione di «caregiver»
Ogni giorno si prendono cura dei loro cari, non in grado di svolgere le normali attività della vita quotidiana a causa di una malattia o disabilità grave o gravissima. Ma, a differenza di altri Stati europei, nel nostro Paese i caregiver familiari non possono contare su strumenti di tutela che riconoscono il loro “lavoro” di cura invisibile. Proprio per chiedere il riconoscimento giuridico di questa figura anche in Italia, due anni fa su iniziativa del Coordinamento nazionale famiglie disabili gravi e gravissimi, alcuni caregiver hanno intrapreso - col supporto di un team di giuristi e avvocati - un’azione legale collettiva nei confronti dello Stato, presentando ricorsi in tre diverse città (circa 400 i partecipanti tra Milano, Roma e Palermo). Lo scorso 15 luglio si è svolta la prima udienza presso la sezione Lavoro del Tribunale di Milano, che ha dichiarato «nullo» il ricorso.
Diritti ignorati
«Siamo delusi soprattutto per come siamo stati trattati - racconta Valentina Galia, mamma di un ragazzo di 17 anni che soffre di una malattia genetica rara -. Durante l’udienza, gli avvocati dell’Inps hanno sostenuto che abbiamo il “dovere morale” di assistere i nostri figli e ora stiamo solo cercando di mercificare la loro condizione». Si sentono ancora una volta vessati i careviger: assistono i loro congiunti con dedizione e amore, ma spesso sono logorati da un carico assistenziale senza pari e costretti a lasciare il lavoro o a chiedere il part time. Se si ammalano, può capitare che non si curino perché non hanno nemmeno il tempo per fare visite ed esami. In casi estremi, si propone loro il ricovero dei propri congiunti in istituto, peraltro con costi a carico dello Stato. «Da vent’anni ci battiamo per il riconoscimento di tutele previdenziali, sanitarie e assicurative, che consentano al caregiver familiare l’accesso a diritti fondamentali, come quello al riposo o alla salute - sottolinea Maria Simona Bellini, mamma di una ragazza cerebrolesa di 25 anni -. Qualche anno fa la Camera dei deputati aveva approvato una proposta di legge, che però era stata bloccata dalla commissione Bilancio del Senato per carenza di fondi».
Vuoto normativo
Ora la sentenza del Tribunale di Milano non ha accolto il loro ricorso. I motivi? Secondo la sentenza dei giudici, «il problema che viene sottoposto all’autorità giudiziaria, per contenuti e forme, dovrebbe trovare la propria risoluzione tra le aule del Parlamento». «Proprio perché c’è una lacuna normativa - riferisce l’avvocato Marco Vorano, che ha seguito la causa - abbiamo fatto ricorso al giudice come extrema ratio per chiedere il riconoscimento giuridico di un ruolo che i caregiver già svolgono. Nelle quaranta pagine di memoria abbiamo definito in che consiste il loro lavoro, specificando inoltre qual è la legislazione in materia in altri Paesi europei, dove viene riconosciuto loro un valore non solo morale ma anche economico e sociale».
Risparmi per la collettività
Senza i caregiver, il “costo” economico delle tante persone che hanno bisogno di assistenza continua sarebbe insostenibile per lo Stato, e quindi per la collettività. «Ci auguriamo - continua il legale - che l’attuale governo, che sembra attento ai bisogni dei più fragili, ascolti e raccolga le istanze di migliaia di famiglie che chiedono semplicemente la tutela dei loro diritti». Lo hanno capito in altri Paesi europei. Del resto, la stessa Corte di Giustizia europea ha stabilito che il divieto di discriminazione per ragioni di disabilità si applica non solo alla persona interessata ma anche a chi l’assiste.
Riconosciuti perfino in Grecia
«In molti Stati sono già previsti benefit e contributi previdenziali per i caregiver - fa notare Chiara Bonanno, mamma di un ragazzo di 18 anni con tetraparesi spastica -. Abbiamo raccolto le esperienze europee anche nel blog La cura invisibile. Tra i Paesi che hanno già legiferato da tempo c’è perfino la Grecia: nonostante la crisi economica, ha introdotto norme che riconoscono il valore sociale svolto dai caregiver familiari quale sostegno fondamentale per il welfare». «Anche alcune regioni italiane - aggiunge Bellini - hanno riconosciuto con proprie leggi il ruolo dei caregiver». E loro non si arrendono: stanno già preparando un supplemento di documentazione in vista della prossima udienza che si terrà a Roma a settembre.
Non accolta la richiesta di riconoscimento giuridico del «lavoro» di cura dei propri cari malati. A settembre udienza a Roma
di Maria Giovanna Faiella
Una manifestazione di «caregiver»
Ogni giorno si prendono cura dei loro cari, non in grado di svolgere le normali attività della vita quotidiana a causa di una malattia o disabilità grave o gravissima. Ma, a differenza di altri Stati europei, nel nostro Paese i caregiver familiari non possono contare su strumenti di tutela che riconoscono il loro “lavoro” di cura invisibile. Proprio per chiedere il riconoscimento giuridico di questa figura anche in Italia, due anni fa su iniziativa del Coordinamento nazionale famiglie disabili gravi e gravissimi, alcuni caregiver hanno intrapreso - col supporto di un team di giuristi e avvocati - un’azione legale collettiva nei confronti dello Stato, presentando ricorsi in tre diverse città (circa 400 i partecipanti tra Milano, Roma e Palermo). Lo scorso 15 luglio si è svolta la prima udienza presso la sezione Lavoro del Tribunale di Milano, che ha dichiarato «nullo» il ricorso.
Diritti ignorati
«Siamo delusi soprattutto per come siamo stati trattati - racconta Valentina Galia, mamma di un ragazzo di 17 anni che soffre di una malattia genetica rara -. Durante l’udienza, gli avvocati dell’Inps hanno sostenuto che abbiamo il “dovere morale” di assistere i nostri figli e ora stiamo solo cercando di mercificare la loro condizione». Si sentono ancora una volta vessati i careviger: assistono i loro congiunti con dedizione e amore, ma spesso sono logorati da un carico assistenziale senza pari e costretti a lasciare il lavoro o a chiedere il part time. Se si ammalano, può capitare che non si curino perché non hanno nemmeno il tempo per fare visite ed esami. In casi estremi, si propone loro il ricovero dei propri congiunti in istituto, peraltro con costi a carico dello Stato. «Da vent’anni ci battiamo per il riconoscimento di tutele previdenziali, sanitarie e assicurative, che consentano al caregiver familiare l’accesso a diritti fondamentali, come quello al riposo o alla salute - sottolinea Maria Simona Bellini, mamma di una ragazza cerebrolesa di 25 anni -. Qualche anno fa la Camera dei deputati aveva approvato una proposta di legge, che però era stata bloccata dalla commissione Bilancio del Senato per carenza di fondi».
Vuoto normativo
Ora la sentenza del Tribunale di Milano non ha accolto il loro ricorso. I motivi? Secondo la sentenza dei giudici, «il problema che viene sottoposto all’autorità giudiziaria, per contenuti e forme, dovrebbe trovare la propria risoluzione tra le aule del Parlamento». «Proprio perché c’è una lacuna normativa - riferisce l’avvocato Marco Vorano, che ha seguito la causa - abbiamo fatto ricorso al giudice come extrema ratio per chiedere il riconoscimento giuridico di un ruolo che i caregiver già svolgono. Nelle quaranta pagine di memoria abbiamo definito in che consiste il loro lavoro, specificando inoltre qual è la legislazione in materia in altri Paesi europei, dove viene riconosciuto loro un valore non solo morale ma anche economico e sociale».
Risparmi per la collettività
Senza i caregiver, il “costo” economico delle tante persone che hanno bisogno di assistenza continua sarebbe insostenibile per lo Stato, e quindi per la collettività. «Ci auguriamo - continua il legale - che l’attuale governo, che sembra attento ai bisogni dei più fragili, ascolti e raccolga le istanze di migliaia di famiglie che chiedono semplicemente la tutela dei loro diritti». Lo hanno capito in altri Paesi europei. Del resto, la stessa Corte di Giustizia europea ha stabilito che il divieto di discriminazione per ragioni di disabilità si applica non solo alla persona interessata ma anche a chi l’assiste.
Riconosciuti perfino in Grecia
«In molti Stati sono già previsti benefit e contributi previdenziali per i caregiver - fa notare Chiara Bonanno, mamma di un ragazzo di 18 anni con tetraparesi spastica -. Abbiamo raccolto le esperienze europee anche nel blog La cura invisibile. Tra i Paesi che hanno già legiferato da tempo c’è perfino la Grecia: nonostante la crisi economica, ha introdotto norme che riconoscono il valore sociale svolto dai caregiver familiari quale sostegno fondamentale per il welfare». «Anche alcune regioni italiane - aggiunge Bellini - hanno riconosciuto con proprie leggi il ruolo dei caregiver». E loro non si arrendono: stanno già preparando un supplemento di documentazione in vista della prossima udienza che si terrà a Roma a settembre.
Redattore Sociale, 15 Luglio 2014
(RED.SOC.) MILANO – C’e’ il papa’ che da sette anni dorme in media due ore a notte perche’ deve vegliare il figlio attaccato al respiratore. Oppure la mamma che ha perso il lavoro e che non si fa operare all’anca da anni perche’ non puo’ assentarsi da casa. Tutto questo per accudire un figlio disabile grave o gravissimo, che ha bisogno di un’assistenza 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno. Oggi al Tribunale del Lavoro di Milano si e’ svolta la prima udienza del ricorso collettivo contro l’Inps, in cui i familiari dei disabili gravi chiedono il riconoscimento giuridico del loro ruolo sociale di “caregiver”: senza di loro lo Stato dovrebbe spendere milioni di euro per garantire un’assistenza a questi cittadini che hanno gravi disabilita’. “Il riconoscimento giuridico, per esempio, permetterebbe un contributo economico da utilizzare per pagare assistenti familiari per farci sostituire quando abbiamo bisogno di riposare o di farci curare -spiega Antonino Abate, responsabile per la Lombardia del Coordinamento nazionale Famiglie disabili gravi e gravissimi-. Oppure di avere piu’ permessi di lavoro o ancora il prepensionamento. La nostra vita e’ totalmente dedicati ai nostri figli o parenti, abbiamo diritto ad un aiuto”. A Milano sono 80 le famiglie che partecipano al ricorso collettivo. Altre cause sono state presentate a Roma (prima udienza 22 settembre) e a Palermo (udienza 11 dicembre). In tutto 400 famiglie. I figli disabili hanno ovviamente dei contributi previdenziali, anche se spesso sono insufficienti. Il problema e’ che i loro genitori sono senza diritti. Per questo hanno anche scritto al ministro del Lavoro Giuliano Poletti perche’ vogliono incontrarlo per spiegare la loro situazione e le loro esigenze. “Ci sentiamo offesi dalla posizione assunta oggi dagli avvocati dell’Inps -sottolinea Antonino Abate-. Hanno sostenuto che noi abbiamo un dovere morale di assistere i nostri figli e che ora stiamo solo cercando di mercificare la loro condizione. Come si fa a dire una cosa del genere a genitori che stanno dando la vita per i loro figli? Il punto e’ che vogliamo che lo Stato ci riconosca e ci tuteli. Non vogliamo certo sottrarci al nostro ruolo di genitori”. “Abbiamo chiesto al giudice del lavoro di applicare il principio di analogia -spiega l’avvocato Marco Vorano, che ha curato la causa-. Verso le persone che hanno un lavoro usurante il nostro ordinamento riconosce alcuni diritti e tutele. Cosi’ pensiamo debba essere anche per i caregiver familiari, visto che la loro vita e’ totalmente dedicata alle persone che assistono, con un indubbio vantaggio per lo Stato. Nel nostro Paese c’e’ un vuoto legislativo, noi chiediamo al giudice di riconoscere giuridicamente la figura del caregiver familiare. Non chiediamo altro. Spettera’ poi al legislatore specificare di quali tutele potranno beneficiare. Inoltre rivolgiamo un appello al governo Renzi perche’ ci ascolti e raccolga le istanze di migliaia di famiglie che vivono una situazione molto difficile”. (dp)
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Per riconoscere e tutelare il lavoro di cura familiare
Arriva finalmente in Tribunale, a Milano, e nei prossimi mesi a Roma e a Palermo, il ricorso collettivo nazionale presentato per ottenere il riconoscimento e la tutela del lavoro di cura dei caregiver familiari, coloro cioè che in àmbito domestico si prendono cura di un congiunto affetto da grave disabilità e non in grado di compiere autonomamente gli atti necessari alla propria sopravvivenza e al proprio benessere
Come avevamo riferito qualche tempo fa, è arrivato finalmente il giorno, dopo numerosi rinvii, della prima udienza(aperta al pubblico), presso il Tribunale di Milano, riguardante il ricorso collettivo nazionale, intentato nei confronti dell’INPS, per il riconoscimento del lavoro di cura dei caregiver familiari– coloro cioè che in àmbito domestico si prendono cura di un congiunto affetto da grave disabilità e non in grado di compiere autonomamente gli atti necessari alla propria sopravvivenza e al proprio benessere – figure del tutto disconosciute dalla legislazione italiana, come frequentemente si può leggere anche sulle pagine del nostro giornale.«Dopo quasi vent’anni di richieste rivolte a un Parlamento sordo e distratto – spiegano i responsabili del blog La Cura Invisibile, nato proprio con l’obiettivo di condurre la battaglia giuridica per il riconoscimento in Italia dei diritti del familiare caregiver e del lavoro di cura -, che non è stato in grado di riconoscere con una norma il valore sociale svolto dai caregiver familiari quale sostegno fondamentale per un welfare sempre più assente, questi sono passati alle vie legali per ottenere l’accesso a quei diritti che in tutti gli altri Paesi europei da tempo sono un dato di fatto».
All’udienza di Milano – cui parteciperà una folta delegazione di ricorrenti – seguiranno nei prossimi mesi quelle di Roma e di Palermo. Le rivendicazioni – che tra ricorrenti e sostenitori possono già contare su migliai di aderenti – includono il riconoscimento di tutele previdenziali, sanitarie e assicurative, che consentano al caregiver familiare l’accesso a diritti fondamentali dell’uomo, quali quelli al riposo, alla salute e alla vita sociale, ad essi del tutto negati nel nostro Paese.Da segnalare infine che a seguire tale azione legale sono alcuni professionisti impegnati sui diritti individuali della persona, come l’avvocato Marco Vorano e il giurista Paolo Cendon, già tra gli artefici, quest’ultimo, delle leggi sul danno esistenziale e sull’amministrazione di sostegno. Rispetto alla questione dei caregiver, ne segnaliamo anche un parere pro-veritate, disponibile nel citato blog La Cura Invisibile. (S.B.)
Per ulteriori approfondimenti sulla materia oggetto della presente nota, oltre ai numerosi articoli pubblicati dal nostro giornale (in particolare a firma di Giorgio Genta, Simona Bellini e Chiara Bonanno), i cui Autori sono rintracciabili nella Sezione Mappa del sito – Ricerca avanzata – Autore, suggeriamo anche la consultazione del blog La Cura Invisibile.Per informazioni: lacurainvisibile@gmail.com.
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Milano Notizie (Corriere del Web), 14 Luglio 2014
Domani 15 Luglio a Milano la prima udienza per i diritti umani dei caregiver familiari
Finalmente, dopo numerosi rinvii, nella sede del Tribunale del Lavoro di Via Pace di Milano, avrà luogo domani, 15 Luglio 2014 alle ore 10,30, la prima udienza relativa al ricorso collettivo intentato contro l'INPS da numerosi cittadini italiani per il riconoscimento giuridico del caregiver familiare. Il caregiver familiare è colui che, in ambito domestico si prende cura di un congiunto affetto da grave disabilità e non in grado di compiere autonomamente gli atti necessari alla propria sopravvivenza e al proprio benessere. Dopo quasi 20 anni di richieste rivolte ad un Parlamento sordo e distratto, che non è stato in grado di riconoscere con una norma il valore sociale svolto dai caregiver familiari quale sostegno fondamentale per un welfare sempre più assente, questi sono passati alle vie legali per ottenere l'accesso a quei diritti che in tutti gli altri Paesi europei (inclusi Grecia, Romania e Polonia!) sono un dato di fatto da tempo.
Seguiranno le udienze di Roma e Palermo per un totale, tra ricorrenti e sostenitori, di diverse migliaia di aderenti. Le rivendicazioni includono il riconoscimento di tutele previdenziali, sanitarie ed assicurative, che consentano al caregiver familiare l'accesso ai diritti fondamentali dell'uomo come il diritto al riposo, alla salute e alla vita sociale, ad essi del tutto negati in Italia.
A seguire i ricorsi è un autorevole team di professionisti da anni impegnati sui diritti individuali della persona (www.personaedanno.it) tra i quali l'Avv. Marco Vorano, paladino del diritto all'accesso alle cure con cellule staminali, e il Prof Paolo Cendon, studioso giurista di fama internazionale e artefice delle leggi sul Danno Esistenziale e sull'Amministrazione di Sostegno. Quest'ultimo sta sostenendo le ragioni dei ricorrenti, in particolare con un suo parere "pro-veritate" che è stato pubblicato su la-cura-invisibile.blogspot.it, il blog di riferimento per ricorrenti e sostenitori del riconoscimento dei diritti del caregiver familiare.
Sarà presente una folta delegazione di ricorrenti che, al grido di "Diritti per i Caregiver", chiederanno l'applicazione di quelle garanzie costituzionali che, se non offerte in tempi brevi dal Governo e dalla politica italiani, contribuiranno a far precipitare l'Italia nel baratro della più oscura inciviltà.
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