La
domanda che ci fanno in molti, e che presto ci farà anche la
politica, è questa: cosa volete? Cosa intendete per riconoscimento
del caregiver familiare?
Per
un'immediata comprensione basta chiarire che quello che si vuole
riguarda la tutela dei diritti connessi al LAVORO DI CURA che i
familiari compiono verso il proprio congiunto con disabilità grave.
La
Legge 104/92 art.3 al 3 comma cita testualmente: "Qualora la
minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale,
correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento
assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera
individuale o in quella di relazione, la situazione assume
connotazione di gravità".
Dunque
lo Stato Italiano certifica, nero su bianco, che alcune persone con
disabilità hanno necessità assistenziali permanenti, continuative e
globali.
Lo
ripeto, perché questo è un punto cardine: PERMANENTI, CONTINUATIVE
e GLOBALI.
Chi
è che offre alle persone con disabilità un intervento assistenziale
permanente, continuativo e globale?
I
servizi offerti dallo Stato alla famiglia hanno, malgrado i proclami
legislativi sulla sussidiarietà dell'intervento, la caratteristica
di interventi residuali, sono cioè in quantità marginale e
irrilevante rispetto alla certificata complessità della condizione
di una persona con disabilità grave. Quindi il compito di assistere
in maniera PERMANENTE, CONTINUATIVA E GLOBALE una persona con
disabilità grave lo assolve, in maniera pressocchè totalizzante, la
famiglia.
Ma
c'è di più: la legge italiana riconosce la DELEGA totale nella cura
che affida ad un familiare attivando una serie di agevolazioni per
effettuare meglio tale impegno, dai permessi retribuiti, al congedo
bieannale retribuito, alla possibilità di scegliere il luogo di
lavoro più vicino a dove risiede la persona con disabilità grave,
alla possibilità di modulare l'orario di lavoro per meglio venire
incontro alle necessità di cura.
Tutte queste agevolazioni hanno due
peculiarità: riguardano ESCLUSIVAMENTE le necessità assistenziali
della persona con disabilità grave e servono ad evitare, al
familiare, la perdita di un impiego subordinato a contratto
indeterminato.
Dunque,
malgrado l'ambiguità della normativa, per la legge italiana il
familiare con disabilità sta svolgendo un lavoro di cura nei
confronti della persona con disabilità. E fa questo anche svolgendo
un altro lavoro...insomma è come se il datore di lavoro prestasse il
lavoratore caregiver allo Stato per svolgere il suo lavoro di cura.
Ma
la nostra Costituzione afferma in più e più articoli che il lavoratore ha
dei diritti inviolabili: ha diritto al riposo, ad essere sostituito
quando si ammala, ha diritto a curarsi e veder riconosciute le
patologie acquisite durante lo svolgimento del suo lavoro, ha diritto
alle ferie, al week end ecc ecc.
Anche
la Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea distingue
chiaramente cos'è lavoro e cos'è la condizione di schiavitù.
Quando
ad un famigliare non vengono riconosciuti i diritti al riposo, alla
salute ed alle relazioni sociali nello svolgimento del suo lavoro di
cura qual'è la sua condizione se non quella di schiavitù?
Attenzione
perché c'è un altro punto importante che vorrei chiarire: alcune Ordinanze Regionali hanno apparentemente riconosciuto il ruolo del
familiare caregiver decretando che parte dell'assegno di cura che la
Regione eroga alla persona con gravissima disabilità fosse impiegato
per “retribuire” il familiare.
Su
questo provvedimento ci sono una serie di domande che voglio
condividere:
- il familiare caregiver assunto come badante del proprio congiunto quando finisce il suo orario di lavoro dove può andare a riposare?
- Il famigliare caregiver assunto come badante del proprio congiunto dove e con chi impiega i suoi week end o le sue ferie?
- Il familiare caregiver assunto come badante del proprio congiunto quando si ammala dove va a curarsi?
- Il familiare caregiver assunto come badante del proprio congiunto che farà quando perderà il proprio lavoro a causa della morte della persona con disabilità grave, oppure della SCELTA della persona con disablità grave di vivere con altre persone, come nel caso di un figlio diventato adulto o di un coniuge che vuole separarsi?
Il
familiare caregiver NON è in cerca di un lavoro da badante!
Il
riconoscimento del familiare caregiver è il riconoscimento dei
diritti umani della persona che, per amore, sceglie di svolgere il
lavoro di cura.
Barattare i diritti con proposte economiche non è
quello che vogliamo.
molto interessante Chiara. Le tue domande sono molto congrue.
RispondiEliminaGrazie Marco, speravo di suscitare una riflessione.
EliminaDirò di più: la tutela dei diritti umani del familiare caregiver si realizza attraverso la tutela dei diritti umani della persona con disabilità.
Grazie Chiara!
RispondiEliminaCi sono consapevolezze che non nascono quando la realtà ce lo chiede, a volte dall' oggi al domani. La nostra cultura ha radici impietose, intrise di moralismi, buonismi, retoriche attorno alla figura del caregiver che sono peggio delle gabbie di una galera. Restituire diritti e dignità a un ruolo significa trovare un luogo d' azione che non fa della sofferenza una condanna ma un motivo. C'è una bella differenza!
non fa una piega. mi permetto di far notare qualcosa che sfugge a tutti e che assumerà certamente valenza di dramma, se non ci si porrà rimendio per tempo. mi riferisco al fatto che la denatalità, porterà inevitabilmente gli ormai tanti figli unici italiani, ad essere costretti tra qualche anno a dover assistere due genitori e magari anche qualche zio e nonno completamente soli. questo determinerà, in mancanza di un riconoscimento dei diritti dei caregivers, situazioni già ora facilmente immaginabili
EliminaToni ne sono consapevole. Ti dirò di più: ci sono caregiver familiari che hanno il doppio ruolo di assistere i loro genitori ed i loro figli con disabilità contemporaneamente. Ci sono esseri umani totalmente invisibili che crollano come castelli di carta all'ennesimo scossone fatto di tagli e sospensioni dei pochissimi supporti erogati dallo stato. E' per questo che andremo fino in fondo. Non ci saranno mai più persone condannate all'invisibilità.
Eliminasono trascorsi 1 anno e mezzo circa da quando mia moglie per una malformazione congenita artero venosa ha avuto una emorragia con conseguenze gravi , paraplegia permanente arti inferiori, tra l'altro incinta di 7 mesi, da quel giorno non ho avuto piu' un giorno libero, da quando e' nata la bimba ho lasciato il lavoro!! se non fosse stato per la mia famiglia non avrei mai potuto affrontare questo enorme problema!! Una tragedia enorme
RispondiEliminahai fatto le raccomandate all'INPS?
Elimina.angela 8 ottobre 2013sono36anniche curo mia figlia,disabile gravissima,con tutto l'amore possibile,lavoro continuogiorno e notte,ho56 anni ma mie ne sento addosso 500voglio ringraziare co tutto il cuore chi si sta battendo per questa giustissima causa.siamo stati dimenticati da tutti.,.....e ora di urlare la nostra rabbia......e di far sentire le nostre voci stanche ma dignitose......io ci sono forza svegliamo questa italia rassegnata.....angela
RispondiEliminanon solo la svegliamo ma abbiamo tutta l'intenzione di cambiarla in un posto più civile dove i nostri cari e noi possiamo vivere in maniera dignitosa
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