Come detto precedentemente il welfare spagnolo aderisce ad un modello simile a quello italiano, ovvero adotta una strategia d’intervento familiare prevalente e prioritario basato, forse più che in Italia, sulle “superdonne” o «madri supplenti».
Tale modalità di cura familiare, che si poggia sul sostegno di un membro femminile del nucleo familiare, o di una parente che abita nelle vicinanze, riceve un formale riconoscimento culturale che la rende profondamente difforme al contesto italiano: infatti questo ruolo di “mater familias” viene totalmente supportato dalla microsolidarietà dell’intero nucleo familiare allargato (household ), che si manifesta mettendo insieme e condividendo le risorse all’interno della famiglia ed offrendo sostegno ed assistenza reciproci ai suoi membri.
Ciò ha consentito elevati livelli di benessere ai cittadini: in Spagna, infatti, i tassi delle sacche di grave povertà sono tra i più bassi in Europa proprio a causa di questa funzione di «camera di compensazione» svolta dalla famiglia nella distribuzione delle risorse materiali .
Le recenti politiche pubbliche per la parità di genere hanno avuto come principale obiettivo generale il supporto e la qualità della vita famigliare fissando come priorità quella di coniugare gli impegni di lavoro con la cura parentale, inquadrando, ad esempio i congedi parentali e per motivi di famiglia, nella cornice di prestazioni a cui si ha diritto a livello individuale (un esempio fra tutti è il pagamento mensile di 100 euro erogato alle madri che lavorano con un impegno a tempo pieno o part-time).
Ma è riconosciuto il ruolo di caregiver familiare in Spagna?
Si.
La legislazione spagnola non associa il ruolo di assistenza e cura offerte con continuità ad una persona non autosufficiente solo alla figura di un familiare legato da un vincolo di parentela, ma comprende in questo ruolo anche un residente nel comune della persona con disabilità, come potrebbe essere un vicino di casa.
Il caregiver ha l’obbligo di sottoscrivere un accordo con l’ente di sicurezza sociale che lo vincola in qualche maniera alla cura. Non può però sottoscriverlo se già ha un lavoro retribuito, a meno che non riduca l’orario di lavoro, o se è pensionato o riceve un assegno di disoccupazione. Tale accordo ha finalità di riconoscere a chi riveste il ruolo di caregiver familiare prestazioni pensionistiche ed assicurative per malattia, invalidità permanente, morte e infortuni.
Se il caregiver familiare è stato costretto ad interrompere un proprio lavoro può mantenere la base contributiva dell’attività interrotta.
Il Régimen General de la Seguridad (Sicurezza Sociale Generale) può stabilire un contributo mensile di base, calcolando i relativi benefici economici secondo le regole stabilite nel caso di contratti a tempo parziale.
l contributo di sicurezza sociale mediante l'applicazione del coefficiente è determinato dal Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali
Vedi anche:
Anche la Spagna! Mio dio ma siamo proprio gli ultimi!!!
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